fbpx Skip to main content

Come scoprire intolleranze alimentarie perché è importante

come scoprire intolleranze alimentari e perché è importante

Intolleranze alimentari: che cosa sono, quali sono i sintomi, i test per scoprire se sei intollerante e le linee guida per curarti.

C’è chi è convinto che le intolleranze alimentari non esistano e che sia una “nuova moda”. In realtà un tempo non se ne parlava perché la ricerca scientifica non aveva ancora gli strumenti per collegare all’alimentazione alcuni disturbi molto comuni e molto sfuggenti come sono appunto i sintomi di un’intolleranza.
Chi ne soffre sa invece benissimo che questi sintomi sono tutt’altro che inventati e ha il diritto di scoprire la causa e trovare la soluzione.

Che cosa sono le intolleranze alimentari

Il nostro organismo reagisce a tutto ciò che introduciamo dall’esterno, quindi sostanzialmente al cibo che ingeriamo. Ora, a seconda del nostro corredo genetico, alcuni specifici nutrienti possono provocare nel corpo una reazione di difesa, simile (come concetto) a quella che avviene per una tossina o un virus. Le situazioni più comuni sono l’intolleranza al lattosio e al glutine, ma ce ne sono molte altre.
A lungo andare, questa risposta di allarme genera uno stato di infiammazione a carico di alcuni organi e procura disturbi fastidiosi come:

  • Gonfiore addominale
  • Nausea
  • Cattiva digestione
  • Mal di stomaco
  • Dissenteria
  • Orticaria o eczema
  • Asma o “naso chiuso”
  • Mucose della bocca irritate
  • Mal di testa
  • Stanchezza
  • Difficoltà a concentrarsi
  • Irritabilità e umore instabile

Se non identificato e curato, questo stato di infiammazione costante può condurre l’organismo a sviluppare patologie anche gravi. Anche senza arrivare a questo, certamente i disagi provocati dalle intolleranze alimentari peggiorano la tua qualità di vita ed è importante approfondire: se ti sembra di avere alcune di queste manifestazioni informati con il tuo medico su dove fare test intolleranze alimentari nella tua zona. Gli ambulatori Lab Quarantadue li eseguono e hanno numerose sedi e partner in tutta Italia.

Allergie e intolleranze alimentari: che differenza c’è

Le intolleranze non coinvolgono (o almeno non sempre) il sistema immunitario e dunque non provocano una reazione immediata, come avviene invece nelle allergie. Dipendono da una ridotta o assente capacità di assimilare l’alimento, per la mancanza o il malfunzionamento degli enzimi necessari.
Questo significa che il sintomo può comparire molte ore, persino giorni, dopo che hai mangiato qualcosa che non tolleri. Inoltre, mente basta una dose minuscola di allergene per provocare una reazione allergica, i sintomi delle intolleranze dipendono dalla quantità di alimento che assumi e si manifestano solo se superi una certa soglia.

Per semplificare: se hai delle intolleranze alimentari sfoghi cutanei, mal di pancia o cefalea possono comparire 24 ore dopo che hai mangiato (per esempio) un sacchetto di mandorle tostate, ma non comparire affatto se mangi una o due mandorle soltanto.
Per queste ragioni, è molto più difficile collegare la causa al sintomo e servono appositi esami diagnostici.

Come scoprire se si ha un’intolleranza alimentare

Esistono in circolazione, purtroppo, diversi test inaffidabili e fuorvianti che possono produrre effetti pericolosi sulla tua alimentazione senza risolvere il problema.
Rivolgiti senz’altro a un centro specializzato o un professionista affidabile che si appoggi a laboratori di analisi seri nello svolgere indagini come il test del dna o il test per la disbiosi intestinale.
Inoltre, quando si eseguono test per le intolleranze alimentari costi differenti non corrispondono a risultati di minore o maggiore qualità: in genere il prezzo è determinato dal numero di alimenti su cui si concentra l’indagine.
Per questo è importante che all’esame sia abbinato un colloquio preliminare con il dietologo in modo da rendere le analisi realistiche ed efficaci, senza “sprecare” test su alimenti che per esempio non consumi mai.

Che cosa fare se il test intolleranze alimentari segnala qualcosa

Se il risultato degli esami per intolleranze alimentari è positivo, fai molta attenzione a seguire i consigli di un nutrizionista per adattare la tua alimentazione alla situazione:

  • potrà essere necessario eliminare per un periodo non solo quel determinato alimento, ma anche alcuni suoi “parenti”;
    sarà indispensabile bilanciare la dieta introducendo o aumentando il consumo di alimenti sicuri che compensino, in modo da evitare carenze dannose;
  • è bene farti seguire al momento di reintrodurre progressivamente l’ingrediente “colpevole”.

Il benessere dell’intestino gioca un ruolo fondamentale sia nella cura che nella prevenzione delle intolleranze alimentari. Oltre a effettuare test per rilevare allergie e intolleranze, è cruciale prendersi a cuore la propria salute intestinale:

  • con un’alimentazione equilibrata e varia, ricca di fibre;
  • bevendo tanta acqua;
  • evitando lo stress, il fumo, l’eccesso di alcol e le abitudini scorrette.

Se hai l’impressione che qualcosa non vada nel modo in cui il tuo organismo reagisce ai cibi, asseconda ciò che il corpo ti sta dicendo: rivolgiti a un centro affidabile, come uno degli ambulatori Lab Quarantadue, e togliti il dubbio! Prenota ora il tuo consulto gratuito.

Nutrigenetica e Nutrigenomica

nutrigenetica e nutrigenomica

Nutrigenetica e nutrigenomica, discipline recentissime, stanno scoprendo sempre più cose sul rapporto fra il nostro DNA e il cibo che mangiamo.

Nella medicina tradizionale orientale il cibo è inteso come un fondamentale elemento per la prevenzione e la cura delle malattie. Nel mondo occidentale questa correlazione viene talvolta dimenticata, ma oggi possiamo avvalerci di solide basi scientifiche che dimostrano il rapporto fra ciò che mangiamo e come ci sentiamo, a livello profondo.

Questo rapporto è studiato da due direzioni di ricerca scientifica, appunto la nutrigenetica e la nutrigenomica. Parleremo fra poco della differenza e delle applicazioni che possono avere sulla tua vita, ma ti anticipiamo il concetto chiave: specifici test possono aiutarti a capire quali cibi ti faranno stare meglio, e quali (in certi casi) potrebbero farti stare male.

 

Nutrigenetica e nutrigenomica: che cosa sono

La nutrigenetica si occupa di studiare il modo in cui il nostro organismo, per come è strutturato geneticamente, reagisce alle molecole contenute negli alimenti che assumiamo. Si concentra, diciamo, su come il fisico “legge” il cibo.
La nutrigenomica permette invece di capire, all’inverso, come il cibo che assumiamo influenza il nostro DNA: in che modo, quindi, il cibo “scrive” il nostro futuro.

 

Che cosa c’entra il DNA con l’alimentazione

Non solo il nostro DNA influisce su come assimiliamo il cibo, come accumuliamo grasso e quanto tolleriamo i diversi nutrienti: il corredo genetico di ognuno di noi è anche influenzato, a tutte le età, dal cibo che mangiamo.
Sembra impossibile: il DNA non è forse qualcosa di immodificabile? Come può la nostra dieta cambiarlo?
Facciamo chiarezza su questi complessi meccanismi e sulla incredibile utilità che può avere conoscerli.

Facciamo un esempio molto semplificato: supponiamo che il tuo corpo, in base a caratteristiche del tuo genoma, reagisca negativamente a una molecola contenuta in alcuni alimenti specifici. Tu non te ne accorgi nell’immediato, ma con il tempo l’organismo inizia a rispondere a questa molecola come reagirebbe di fronte a un “nemico”, innescando uno stato infiammatorio che diventa cronico.
Potresti iniziare ad avvertire dei disturbi (per esempio problemi intestinali, orticaria, mal di testa…) che però difficilmente sai collegare a ciò che hai mangiato.
Ora, in certi casi questo stato di alterazione “sblocca”, per così dire, alcune predisposizioni latenti: in pratica, dice al tuo DNA di instradare il tuo organismo in una direzione potenzialmente patologica, anziché in un’altra, o magari lo induce ad accumulare cuscinetti ostinati di grasso in specifiche posizioni, anziché bruciarli.
Questo innesca un loop che “scrive” la tua storia biologica, rendendo più probabili disturbi, vere e proprie malattie, o innescando condizioni di sovrappeso che sembrano impossibili da risolvere. A meno di cambiare modo di mangiare.

Queste scoperte dimostrano una cosa molto importante: non esiste una dieta perfetta per tutti, ogni individuo avrà la sua, specifica e personale dieta genetica ideale.

 

Test e dieta DNA come funziona

Se il DNA determina quale sia il tipo di dieta adatta al profilo genetico di ciascuno, come si scopre cosa mangiare e cosa no? La risposta arriva dai nuovi test genetici: sono stati ideati vari tipi di test DNA per dieta personalizzata, rilevamento di intolleranze e ricerca di predisposizione per determinate patologie legate all’alimentazione (come diabete, patologie cardiovascolari e disfunzioni metaboliche).

Si tratta di test di laboratorio condotti su un semplice tampone boccale o prelievo ematico che si può eseguire in ambulatorio e non ha controindicazioni.
Problemi di peso, disturbi ricorrenti e vere patologie possono essere prevenuti e risolti semplicemente imparando con la dieta DNA quali cibi eliminare (temporaneamente o permanentemente) e quali invece considerare ottimi alleati.
Seguire la dieta DNA consigliata dal medico permetterà allora di ottimizzare al massimo i benefici del cibo, evitando contemporaneamente di assumere (o di farlo in eccesso) sostanze che si combinano male con il nostro corpo.
Questo significa poter conservare il più a lungo possibile un buono stato di salute e un peso forma adeguato alla nostra corporatura, limitando i disturbi e le patologie cui siamo geneticamente più predisposti.

 

Dieta DNA: accorgimenti e consigli

Attenzione: dire che il cibo può slatentizzare una patologia non significa assolutamente che, se mangi un certo alimento ogni tanto, ti ammalerai di certo! Nessun cibo è di per sé “nocivo” e non devi temere quello che hai nel piatto.
A meno che tu abbia delle vere e proprie allergie, o una patologia seria già in fase attiva, ciò che mangi influenza il tuo organismo solo se viene consumato regolarmente per lungo tempo.

Seguire una dieta genetica non significa quindi diventare degli asceti e consumare esclusivamente pochi cibi senza sgarrare mai: tutt’altro, lo scopo è ottenere una dieta varia, completa e piacevole, semplicemente adatta a te al 100%.
Se hai intolleranze o condizioni di rigetto particolari, potrà essere necessario eliminare alcuni alimenti per un periodo e reintrodurli poi gradualmente, per “disintossicare” il corpo. Quando constaterai i miglioramenti evidenti nei tuoi sintomi, questa piccola rinuncia ti sembrerà sicuramente affrontabile.

Trovare la combinazione giusta tra genetica, attività fisica e dieta è estremamente utile per la tua salute e il tuo benessere, ma è altrettanto importante rivolgerti a un centro affidabile, che possa non solo eseguire il test DNA per dieta e piano alimentare personalizzati, ma anche aiutarti a impostare le tue abitudini alimentari in modo corretto, consigliarti e seguirti in un percorso adatto a te.

Sei interessato a Nutrigenetica e nutrigenomica? Chiedi una consulenza gratuita agli esperti di Lab Quarantadue.

Metabolismo lento cosa fare?

Metabolismo lento: cosa fare e cosa devi sapere se fai fatica a dimagrire.

Su metabolismo lentosintomi e rimedi più o meno miracolosi circolano tante informazioni sbagliate, se non dannose.  Conoscere le nozioni giuste ti aiuterà molto a capire cosa è vero e cosa no, e soprattutto come fare per seguire un programma di dimagrimento davvero efficace.

Vediamo allora insieme come sbloccare metabolismo lento, ristagno dei grassi e difficoltà a perdere peso. Un’anticipazione? Il metabolismo lento… non c’entra niente!

 

Come funziona il metabolismo e che rapporto ha con il peso

Ciò di cui si parla è il metabolismo basale, ovvero tecnicamente la quantità minima di energia (apporto calorico) della quale il nostro corpo ha bisogno per funzionare; il metabolismo basale di una persona viene idealmente calcolato in condizioni di assoluto riposo, a temperatura ambientale media (né troppo freddo né troppo caldo) e dopo 12 ore di digiuno. Si tratta di una misura standardizzata che serve per calcolare in modo scientifico il fabbisogno calorico dell’organismo.


Metabolismo lento cause

Il metabolismo basale è influenzato da numerosi fattori, alcuni “fissi”, altri modificabili cambiando abitudini:

  • età
  • genere
  • fattori genetici
  • dimensione del corpo (il metabolismo è più veloce in una persona molto alta rispetto all’inverso)
  • composizione corporea (rapporto grasso/muscolo, IMC, indice di massa corporea)
  • clima in cui si vive (ie. zone molto fredde o tropicali)
  • quadro ormonale (in particolare l’equilibrio degli ormoni tiroidei)
  • alimentazione
  • stile di vita: stress, attività fisica, ritmo sonno/veglia.

La velocità o lentezza del metabolismo però cambia in modo molto trascurabile rispetto a quello che si pensa, e non influenza l’aumento di peso in modo diretto.
Quindi, c’è veramente qualcuno che ha il metabolismo lento “per natura” e non riesce a dimagrire? Ci sono delle tecniche dedicate al metabolismo lento e a come farlo ripartire con esercizi o diete specifiche
Sostanzialmente, no.

Tranne le persone con disfunzioni ormonali e patologie metaboliche serie, tutti abbiamo grossomodo la stessa velocità del metabolismo e la possibilità di accumulare o perdere peso velocemente dipende da tutt’altro.

Ma allora, se non ho il metabolismo lento perché non riesco a dimagrire? Ti chiederai. Beh, non è perché hai il metabolismo basso, o almeno non solo.

Capita in effetti di avere una sorta di “blocco del dimagrimento”: un punto oltre al quale non si riesce ad andare, e magari dopo il quale si torna a prendere chili. Se è il tuo caso, probabilmente:

  • il rapporto fra quello che mangi e l’attività fisica che fai non è adeguato;
  • il tipo di cibi che consumi non è realmente adatto al tuo fisico;
  • il tuo stile di vita rema contro la perdita di peso (es. stress, fumo, sedentarietà, saltare i pasti);
  • stai entrando in una fase di vita diversa (es. menopausa) che richiede un adattamento
  • assumi farmaci che alterano l’equilibrio ormonale o “gonfiano”;
  • potresti avere uno squilibrio determinato da altre patologie, per le quali è necessaria un’accurata analisi medica.

 

Metabolismo lento o squilibrio calorico? La via corretta per dimagrire

Anche se servisse, potresti fare molto poco per accelerare il tuo metabolismo. La parte su cui puoi lavorare, in pratica, è quella che riguarda il deficit calorico.
Chiariamo meglio: non è che esista una dieta metabolismo lento friendly, ma esiste la dieta corretta per te, per stare meglio e dimagrire (e solo un professionista può aiutarti a trovarla).

L’essenziale da sapere per iniziare a dimagrire

L’attività fisica influenza il fabbisogno calorico di un individuo per il 20-30% e ha un ruolo ancora maggiore rispetto alla dieta, dato che l’energia derivante dal cibo copre il 10% di questa percentuale.

In questa prospettiva, lavorando sulle tue abitudini di movimento e a tavola puoi influenzare il rapporto fra le calorie che il tuo corpo si aspetta e quelle che tu gli fornisci.
Se devi dimagrire, quale che sia la velocità del tuo metabolismo, devi fare in modo che queste calorie siano “leggermente insufficienti”: devi cioè portare il bilancio delle calorie leggermente in negativo rispetto al tuo fabbisogno calorico, in modo costante e non drastico. Per fare questo dovrai:

  • aumentare l’attività fisica, in modo graduale e adatto alla tua situazione psicofisica, in modo da “bruciare” più calorie;
  • selezionare le calorie assunte con il cibo, con l’aiuto di un dietologo, in modo che non siano né troppe né troppo poche, ma soprattutto siano “giuste” per favorire la riduzione della massa grassa in favore di quella muscolare.

Insomma, se hai sentito qualcuno dire che per perdere peso devi stimolare il metabolismo, o hai associato disturbi indipendenti fra loro, come metabolismo lento e pancia gonfia, sgombra il campo dalle false credenze e rivolgiti a un esperto medico nutrizionista per trovare il percorso realmente adatto a te, efficace per il tuo caso specifico e durevole nel tempo!

Metabolismo lento come velocizzarlo: sfatiamo tre falsi miti per capire meglio il problema

  1. Non è vero che si “nasce” con il metabolismo lento. È vero che ci sono dei fattori genetici che regolano il funzionamento generale del nostro organismo, e sono alla base anche di questioni che riguardano il peso: il modo in cui accumuliamo cuscinetti di grasso, il rapporto con alcuni alimenti, la predisposizione verso le disfunzioni metaboliche hanno origine nel nostro DNA.
    Tuttavia, la differenza nella velocità del metabolismo fra una persona e l’altra “in partenza”, nelle medesime condizioni fisiche, è minima.
  2. Non è vero che si ingrassa perché si ha il metabolismo lento. È vero che le persone in sovrappeso hanno il metabolismo leggermente più lento, ma questa è una conseguenza dell’aumento di peso (o, meglio, delle abitudini di vita che hanno condotto al sovrappeso) più che una causa.
  3. Non è vero che mettersi a dieta stretta ha delle conseguenze sul metabolismo, come velocizzarlo e renderlo più “dinamico”. In realtà, se ci si attiene a una dieta molto rigida il metabolismo rallenta (come accade agli animali che vanno in letargo, per intenderci) adattandosi a un introito inferiore di calorie; in questo modo, se si riprende a mangiare troppo dopo la dieta, l’organismo assimilerà di più e si tenderà, ahimè, a prendere più chili di quanti se ne fossero persi.
    Quindi idealmente velocizzare il metabolismo non serve per dimagrire: è vero che una dieta corretta può sbloccare una situazione di sovrappeso e obesità, e portare al dimagrimento desiderato, ma questo non ha a che fare con la “velocità”.

 

Se hai un problema di peso e fai fatica a rimetterti in forma non perdere tempo con informazioni fuorvianti: chiedi un consulto gratuito e senza impegno per valutare la tua situazione e farti consigliare la soluzione più adeguata!